Quando la sera vado a dormire, è un lento e placido scivolare verso il sonno. Niente di più gioioso che ritrovarmi nell’intimo del mio letto. A lui mi consegno nella sincerità della mia stanchezza, indifeso come un bimbo.

Picasso, il mio gatto, sa riconoscere il momento, e il più delle volte eccolo lì, a far ciambella proprio accanto a me. Probabilmente si sentirà protetto, ma tante volte mi diverto a pensare che sia lui a proteggere me, a traghettarmi per la notte come un’esperta vedetta, con quei suoi occhi che sono sempre lì per lì a schiudersi alla più piccola sollecitazione.

Il pensiero si fa sempre più lieve e diradato: ad un certo punto realtà e fantasia si intrecciano imprevedibilmente. Quasi sempre ho dei lampi di memoria: ricordi che mi sforzo di ricollocare nella giornata appena conclusa. Poi mi rendo conto: sono ricordi sì, ma di sogni. Di quelli che ho vissuto la notte precedente.

Credevo di averli rimossi, ma sono ancora lì, dentro di me. E sembrano chiamarmi a sè, drappi di una tela sconfinata che si estende notte dopo notte.

Arriverò presto.