Ho sempre avuto uno strano rapporto con il fumo. Nel senso che non ho mai fumato: neanche una sigaretta, figuriamoci poi uno spinello. E a tutt’oggi mi parrebbe stupido iniziare.

Eppure, lo confesso, talvolta la tentazione l’ho avuta. Un ex fumatore ebbe a dire che la sigaretta è il luogo di una parentesi. La possibilità di sgraffignare, in qualsiasi dove, in qualsiasi momento, uno spazio e un tempo per sè. «Il fumo è l’unica cosa della mia vita» fece Huma nell’indimenticabile “Tutto su mia madre”. Ecco, questo – e non il fumo in sè – ho desiderato più di ogni altra cosa.

In compenso sono piuttosto generoso con il caffè: talvolta ne prendo anche tre o quattro tazzine al giorno. La cosa divertente è che iniziai ben dopo l’università, periodo in cui la mole dei libri avrebbe richiesto lo scotto di qualche ora piccola.

«Un uomo entra in un caffè… splash!» fa una vecchia freddura, e chissà che non contenga anche una profonda verità: chissà che non presi l’abitudine proprio per il miraggio di immergermi in quel nero pastoso e fragrante.

Ciascuno ha i propri modi per reagire allo scoramento, e il più delle volte è un intreccio di azioni concrete e di furbi trucchetti. Quando sono giù di corda le mie azioni concrete sono il lavoro e la scrittura. E il mio furbo trucchetto una tazzina di caffè.