Con un po’ di tenerezza riporto, senza commentarle, alcune parole che quindici anni fa, sul mio primo blog, dedicai a un particolare dipinto.

(click per ingrandire)

Uno dei quadri che tengo nella mia stanza è un particolare del quadro di Edgar Degas “La danseuse sur la scène”… ovviamente, la ballerina!

Sapete che gli impressionisti non usano il colore nero? Fa parte di una precisa strategia per massimizzare la riflessione della luce, e quindi la luminosità del quadro.

E che luce, quella che illumina il corpo della ballerina!

Secondo voi proviene da una fonte esterna? O piuttosto irradia dalla grazia di questo momento unico, catturato fra mille come dal più esperto degli odierni fotografi, in cui la ballerina raggiunge l’equilibrio perfetto, fisico e spirituale?

E’ una dimensione individuale e universale insieme, che la distingue delle compagne, dalle maestre di ballo, dagli spettatori incuriositi. Che sono rappresentati di sbieco, quasi come massa indistinta.

Il suo volto beato è quello di chi si riconosce genuinamente in ciò che fa. Di chi ha trovato la propria melodia interiore, ed è riuscito a manifestarla nel proprio “stare nel mondo”.

Essere profondamente “altro da sé” e, al contempo, profondamente sé. Una simile condizione poteva rappresentarla soltanto un Maestro!